Praticare alleanze
18 maggio 2021 Ore 14:30 Officine Tantemani, Bergamo
praticare alleanze
 
LABORATORIO | Martedì 18 maggio ore 14.30 - 18.30, Officine Tantemani 
Praticare alleanze
di Al. Di. Qua. Artists, con Diana Anselmo, Dalila D’Amico, Aristide Rontini
 
 
Qual è la differenza tra “dare spazi di autonomia” e “concedere spazi controllati”? Vorremmo instillare semi di alleanze e slabbrare gli spazi angusti dove spesso lasciamo dimorare diversità, paure e tabù. Un laboratorio a cura dell’Associazione Al. Di. Qua. Artists (acronimo di Alternative Disability Quality Artists), aperto a una rappresentanza degli enti culturali della città per impostare uno sguardo aperto, per creare un cambio di passo, per condividere visioni sull’accessibilità.
 
Con il sostegno di Confcooperative Bergamo, Associazione In-Oltre, in collaborazione con Officine Tantemani
 
 
Al. Di. Qua. Artists "Esiste un muro e quindi esistono un Al Di Qua e un Al Di Là. Nell’Al Di Qua eravamo monadi solitarie ma ci siamo riunite, abbiamo dato nuovi nomi alle cose, ci alleniamo collettivamente ad essere forza eterogenea e compatta. Cerchiamo insenature nel muro per farlo crollare. Vogliamo contagiare con forza capillare l’Al Di Là, costruire nuovi spazi di possibilità, rileggere i meccanismi di partecipazione, diventare voce nel cuore del dibattito contemporaneo affinché il nostro corpo non sia la prima e ultima cosa che si dica di noi." Al. Di. Qua. Artists, acronimo del più lungo Alternative Disability Quality Artists, è un gruppo di artist* con disabilità nato durante la pandemia del 2020, la prima associazione di categoria in Italia per lavoratrici e lavoratori dello spettacolo orgogliosamente portatrici di corpi disabilati.
 

INFO

Laboratorio gratuito su invito, rivolto a una selezione di rappresentanti di enti culturali della città.
L’incontro rappresenta il primo passo di un percorso che proseguirà nei mesi successivi.

 
 
 
 
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Lettera dall’Al. Di. Qua. 
 
Ciao, come stai?
Noi stiamo bene oggi perché abbiamo finalmente deciso di scriverti. E lo
stiamo facendo da molto vicino, dall'Al Di Qua.

Siamo artiste e lavoratori dello spettacolo accomunati dall’essere
orgogliosamente portatrici di corpi disabilitati. Non chiederti cosa sia La
Disabilità, è la domanda sbagliata!
Chiediti invece Cosa ci rende disabili.
E tu? Cosa ti rende disabile?
 
Non sono i nostri corpi il problema, non le nostre competenze fisiche, motorie,
sensoriali, neurologiche, cognitive. Noi non possiamo più accettare che sotto
un unico confortevole termine dal sapore medico-scientifico vengano
raccontati e appiattiti i nostri corpi, le nostre storie, le nostre mutevoli identità:
non parliamo di disabilità ma di Esperienze Disabilitanti imposte da una
società costruita sul modello di quell’unico essere umano occidentale,
maschio, bianco, abile, sano, cis, etero.
 
E voi, vi siete sentite impotenti durante la quarantena?
Che esperienze disabilitanti avete avuto voi?
Vi hanno lasciato cicatrici?
Ve le ricordate ancora?
Se sì, ve ne prendete cura?
 
Parliamo di quella società che ha creato una scala di valutazione delle abilità,
per poi selezionare i corpi e gli stili di vita che avevano diritto ad abitare il
mondo, relegando gli altri a specifiche periferie. Per noi, per esempio, sono
state costruite riserve naturali dove, ci viene detto, potremmo stare bene.
 
E tu? Pensi che noi ci stiamo bene nelle vostre riserve naturali?
Ci hai mai chiesto se vogliamo i “progetti inclusivi”?
Riuscite a notare la differenza tra “dare spazi di autonomia” e “concedere
spazi controllati”?
 
Ci è stato detto che il nostro essere corpi marginalizzati è diverso dalle altre
esperienze di minoranza. Ci è stato insegnato a dire permesso, grazie, scusa. Ci
è stato imposto di non pretendere. C’è sempre stato una specialista,
professionisti, artiste a spiegarci chi eravamo e cosa dovevamo fare.
 
Siete sicure che i “bisogni speciali”, per esempio di comprensione - ascolto -
validazione, siano davvero necessità così speciali e non piuttosto i bisogni di
tutti e di tutte?
 
Di noi, da sempre, discutono gli abili, e no, qui il maschile non è casuale. Sui
nostri corpi “gli altri” fanno esperimenti, creano visioni, scrivono narrazioni,
traggono ispirazioni.
 
E tu, sei sicuro che sarai abile per sempre?
Siete sicure che le persone accanto a voi, adesso, siano tutte abili?
Siete sicuru di poter riconoscere una persona che subisce esperienze
disabilitanti solamente guardandola in faccia?
Siete sicuri che una persona con disabilità nascosta si senta serena nello
svelarsi?
Perché? Siete sicure che non subirebbe ritorsioni professionali?
Siete sicuru che quando sarete meno prestanti di adesso, e vi assicuro che
accadrà, sareste pronte a rinunciare a lavorare?
Sareste pronti a delegare la vostra vita e le vostre ambizioni alle scelte di altri?
Se vi guardate attorno, quante persone con disabilità vedete in posizione
lavorative di direzione/decisione/potere?
 
Che differenza c’è tra “far sentire una voce” e “appropriarsi di quella voce”?
 
Stella Young, drammaturga, giornalista e attivista australiana con disabilità
morta nel 2014, è stata la prima a dire “I’m not your inspiration”. Noi ora lo
ripetiamo. Lo moltiplichiamo. Lo amplifichiamo.
“We are not your inspirations”.
Non siamo qui PER VOI. Siamo qui PER NOI.
Per prendere lo spazio che non ci è mai stato concesso.
Per costruire immaginazioni e non semplicemente alimentarne. Per prendere
parola. Per creare un precedente a coloro che arriveranno dopo.
 
Per formarvi.
Per formarci.
Per smettere di essere eccezioni.
 
Siete sicur che vi aspettavate che ci fossimo anche noi?
 
Non ti preoccupare, non ci perdiamo di vista.
Ti chiamiamo noi, presto.
Siate felici,
 
Al. Di. Qua. Artists
(luglio 2020)
 
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